Incredibili e fantastiche appaiono le vicende storiche, economiche e sociali di una piccola e ridente cittadina, quale appare oggi Amalfi, che hanno segnato profondamente la storia d’Italia a partire dall’anno 839 allorché, ucciso Sicario, Duca di Benevento, gli Amalfitani si ribellarono conquistando una potenza ed un’autonomia destinata a durare sino alla fine dell’XI secolo. Mentre l’ombra sinistra dell’oscurantismo e della barbarie andava man mano spandendosi sulle ceneri dell’Impero Romano D’Occidente, un popolo di abili mercanti e coraggiosi marinai, amanti soprattutto della libertà e dello spirito di avventura, iniziò un’astuta politica nei riguardi dei due imperi e degli altri stati italiani per salvaguardare i propri interessi ma, soprattutto, per mantenere integra l’autonomia e la possibilità di battere una propria moneta: il Tareno d’oro e d’argento. Il primo e più antico codice di navigazione fu redatto sulle famose “Tabulae Amalfitanae”, orgoglio dell’odierno patrimonio giuridico. Il perfezionamento dell’Ago Magnetico, padre dell’attuale bussola, rese meno incerta la navigazione. Le galee mercantili trasportavano dal lontano oriente spezie sconosciute, profumi unici al mondo, sete e tappeti preziosi, e con essi anche l’essenza di una nuova civiltà che avrebbe influenzato in maniera determinate l’arte e la cultura italiana: quella Arabo-Musulmana. Il Doge o Duca era a capo di quella che sui testi di storia viene citata come: l’Antica Repubblica di Amalfi. Così come rapidamente si elevò al massimo dello splendore e della potenza, altrettanto velocemente essa decadde sotto i colpi dei saccheggi perpetrati dai Normanni e dai terribili Pisani. Altri eventi naturali di notevole violenza quali lo spaventoso maremoto del 1343 e la terribile peste del 1348, completarono l’opera di distruzione su uomini e cose. Noi, uomini del 2000, siamo i gelosi custodi dell’antica grandezza, da essa trarremo i giusti auspici e la speranza di esserne sempre degni. L’ottocento fu il secolo dei primi “viaggiatori” a fare sosta in una piccola, graziosa città dell’eterna primavera e dai giardini incantati. Si trattava di viandanti facoltosi e dai nomi destinati a divenire famosi. Scrittori, poeti, musicisti, studiosi ma anche avventurieri e vagabondi: Henrik Ibsen, Richard Wagner, Henrik Longfellow, Salvatore Quasimodo e poi ancora Roberto Rossellini, Richard Burton ed Elizabet Taylor, Jaqueline e John Kennedy e tantissimi altri. Tutti ripartiranno con un bagaglio colmo di emozioni, profumi e ricordi dal sapore antico. Molti di loro hanno alimentato il sacro fuoco dell’arte perché la Costa di Amalfi ha ispirato ed impreziosito il loro genio. Viaggiare ad Amalfi, quindi, non solo per l’azzurro del mare e del cielo, ma anche alla ricerca di se stessi.
Michele Cavaliere